Momenti memorabili: Planetary

Mentre preparo altri articoli ben più lunghi (e forse mi sto impelagando da solo in avventure inaffrontabili), mi è venuto in mente questo intermezzo breve, ma per me significativo.

Negli ultimi giorni sono rimasto bloccato a casa a Pescara causa influenza, e ho modo di riguardare volumi della mia libreria "fluida"  (nel senso che di libreria c'è solo il concetto, ho pile di libri che partono da terra e sono alte come bambini di cinque anni). 
Ovviamente di solito le occasioni per risfogliarli non è che siano molte vivendo lontano, ma è un qualcosa che mi è sempre piaciuto fare: rivivere le emozioni che provai la prima volta che lessi un passaggio, un capitolo, una vignetta e vedere con quali occhi, mente e cuore ora le vedo.

Prima ho ripreso in mano il terzo volume di Planetary, la serie che da quando la lessi nel 2011 divenne una delle mie preferite in assoluto. 



Mi piacerebbe molto essere in grado di descrivervi con perizia ed in modo azzeccato la magnificenza di un tale capolavoro fumettistico, ma non so se sarei in grado: l'opera di Ellis e Cassaday è giustamente riconosciuta come un lavoro importantissimo del comicdom americano, permeato com'è di richiami di cultura pop e non del XX Secolo, narrazione brillante, disegni spettacolari e ritmi serrati. Non parliamo poi dei personaggi e del protagonista Elijah Snow.




Come scrissi tempo fa su aNobii a proposito, 


Immenso.

Per me d'ora in poi Ellis potrà scrivere anche i peggiori volumi della storia, ma i comics avranno sempre un debito di riconoscenza con lui per aver creato questo spettacolo.
Comunque, bando alle ciance. Niente analisi approfondite, nulla di nulla.

Quella che volevo condividere è un'emozione che puntualmente si ripresenta quando sfoglio uno dei miei episodi preferiti della serie, "The Gun Club".



L'ultima tavola mi stringe il cuore, e mi restituisce un bastardissimo nodo alla gola, e non so spiegarmi esattamente quale sia il motivo.

O forse si.

Ellis, grandissimo appassionato di esplorazione spaziale ed astronautica, in un asciuttissimo monologo restituisce tutto ciò che può significare per l'uomo la tensione verso l'ignoto, verso l'esplorazione di un ambiente ostile ed affascinante come lo spazio.

E tutta la tragedia e l'inermità di fronte all'imprevisto sempre dietro l'angolo.

L'antefatto, spiegato in maniera becera e breve, è il seguente (ovviamente è spoiler pieno).

I protagonisti, dotati di poteri piuttosto singolari, sono una squadra di "Archeologici dell'impossibile" chiamata appunto Planetary, sempre a caccia di meraviglie, misteri dimenticati e segreti infangati in giro per il nostro pianeta, allo scopo di preservarli o di utilizzarli per il bene dell'umanità.  In questo episodio, il 18esimo di 27, si imbattono in un oggetto misterioso che sta rientrando nell'atmosfera terrestre dopo 150 anni passati nello spazio, a quanto pare in una orbita trans-lunare riuscita male. 
Come sia possibile, vi chiederete? Potenza dell'immaginazione di scrittori visionari. Vi dice nulla il nome Jules Verne?

Io vi la lascio qui le tavole in questione, sicuramente senza leggere la storia non vi diranno nulla, e vi sembreranno gettate lì senza senso.




E niente, grazie Warren.

E' uno strano mondo, facciamo in modo che non cambi! (cit.)

PS potrebbe partire una rubrica con questi "momenti memorabili" dedicati ad una tavola, un dialogo, un momento che mi hanno particolarmente colpito. Ci penso.

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