[Lego Ergo Sum] Io non ho bocca, e devo urlare, di Harlan Ellison
“Io non ho bocca, e devo urlare”.
“I have no mouth, and I must scream”, in
originale.
Quell'illustrazione lì è il DISAGIO fatto disegno. |
Un titolo quanto meno singolare,
anche per un racconto di fantascienza, che non trasmette apparentemente nulla se non confusione. Eppure nella decina di pagine che lo compongono è racchiusa
una delle vicende che più mi ha inquietato, disturbato e raccapricciato che abbia letto negli ultimi anni.
Ma andiamo con ordine.
“I have no mouth, and I must
scream” è un racconto di fantascienza distopica/postapocalittica/horror
di Harlan Ellison, scritto nel 1966 in una sola notte, vincitore del
prestigioso Premio Hugo e pubblicato anche in Italia in diversi tempi e modi,
al momento attuale non così facile da reperire. Ne sono venuto a conoscenza non
ricordo come, ma c’è stato un periodo, qualche mese fa, in cui mi è venuta una
voglia assurda di leggerlo, anche fomentato dal fatto che su Internet, nella
sua nicchia, è abbastanza conosciuto e di culto.
Tramite le “giuste” ricerche (*blink*)
sono riuscito a venire in possesso sia dell’originale in inglese che della
traduzione italiana, e l’ho divorato in un momento di pausa dal lavoro in una
atmosfera leggermente straniante come può essere quella di una clean room
(ventole accese e rumorose, luci totalmente artificiali, nessuna cognizione del
tempo che passa…).
Questo racconto è effettivamente conturbante,
e mi ha brutalizzato. Non saprei con esattezza quale fosse l’ingrediente che ha
fatto scattare quella pruriginosa sensazione a livello viscerale, ma
propenderei per un misto tra l’assurda situazione in cui si trovano i cinque
protagonisti, schiavi immortali di una macchina impazzita che ha devastato
l’umanità e la terra, le vergognose azioni cui sono obbligati, la loro
disperazione estrema e l’angosciante presenza del mega-computer che domina le
loro vite.
AM è un supercalcolatore
follemente disturbato nato per gestire un conflitto mondiale tra USA, Cina e
URSS. In realtà i computer in origine erano tre, ma AM ha fagocitato qualunque
altra cosa espandendosi nelle viscere del pianeta, con il quale è diventato un
tutt’uno. Immensi tunnel sotterranei pieni di schede, cavi, ventole, pezzi di
metallo che compongono la parte fisica della mostruosa intelligenza artificiale
e che gli permettono di dominare persino la fisica, il meteo e gli eventi sul
pianeta. Che scopo può avere un tale concentrato di mostruosità? A quanto pare,
odiare l’umanità che lo ha creato con tutto sé stesso, al punto da sterminarla
completamente salvo cinque soggetti eletti a proprio trastullo personale.
Già, i cinque protagonisti della
vicenda sono gli ultimi cinque esseri umani del pianeta, quattro uomini ed una
donna, cui AM infligge continue vessazioni, torture, pene e tormenti per il
puro e semplice sadismo. Ma non finisce qui perché la malvagia I.A. si spinge
ben oltre: infatti i poveri malcapitati, oltre ad essere guariti e riportati in
condizioni decenti dopo ogni tortura, sono stati radicalmente mutati
nell'intimo, all'opposto di come erano prima di divenire prigionieri. Così lo
scienziato è divenuto un sub-uomo stupido brutale e dalle fattezze rozze e
scimmiesche; la donna, da delicata e casta a ambigua e dominata da istinti
primordiali insaziabili, e così via.
L’unico che si crede immutato è
il protagonista-narratore, che pur palesa una evidente sfiducia e asocialità
nei confronti dei compagni che suo malgrado si ritrova ad avere. Sarà lui la
chiave di volta dell’intera vicenda, in virtù della sua apparente lucidità
mentale che gli permette di elaborare un disperato piano per terminare una
immortalità di sofferenza, per poi pagarne lo scotto terribile nel modo forse
peggiore.
E’ un racconto terribile questo,
scritto in piena guerra fredda, in un’epoca d’oro della fantascienza, figlia di
quelle paure scaturite dalle reminiscenze di due decenni prima, che portarono
moltissimi autori ad immaginare l’annientamento della società e della civiltà
come la conosciamo.
E’ un post-apocalittico estremo,
e io eviterei anche la dicitura “post”: peggior apocalisse di questa non la
immagino.
Un racconto brutale, crudo e intenso sulla paura di esser sempre sull’orlo di una nuova catastrofe mondiale. Della tecnologia che avanzando ci annichilisce e ci sostituisce. Dell’uomo stesso, che accecato dalla fame di potere, non pone limite alla violenza di cui è capace, e ne paga sulla sua pelle le conseguenze.
Sono anni che voglio leggerlo: consideralo prestato! :P
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