De Coubertin aiutami tu

Ah il Mondiale di calcio, croce e delizia di chi questo sport lo apprezza, lo ama e lo detesta. Ogni quattro anni per un mese la kermesse iridata rimane sotto le luci dei riflettori, soprattutto nel nostro beneamato paese che, volenti o nolenti, il pallone lo ha nel DNA.



Il campionato è cominciato soltanto da 4 giorni, ma per quanto riguarda tutto ciò che non è sport si parla molto male di questo Mondiale da anni: sprechi, proteste, scontri, i soldi investiti in strutture sportive ed inutili anziché per la popolazione allo stremo. 
E ci sta tutto, perché purtroppo da decenni il calcio non è più solo uno sport, ma anche e sopratutto un business e di conseguenza una vicenda "politica" quando si parla di manifestazioni enormi come il Mondiale. E in un paese difficile e pieno di contraddizioni come il Brasile i lati oscuri si accentuano e si estremizzano. 

Leggendo un articolo della Gazzetta (disponibile QUI) oggi  però mi sono messo a pensare che la tanto vituperata aggregazione di massa brainless in cui tutti diventano tifosi perché "va di moda" "perché sei stupido e non pensi" "perché il calcio piace ai mediocri" e tutte le robe che fa figo dire sui social se il calcio non ti interessa,  in certe situazioni complicate può essere messa sotto una luce diversa. 
Situazioni in cui non si è neanche liberi di fare una cosa stupida come guardare la partita con gli amici e sfruttarla come un'opportunità semplicemente per stare insieme. I criticoni diranno che non c'è bisogno di una partita per stare insieme e hanno ragione: ma è una bella tradizione, e a me piace: e pensare che ci sono persone che neanche sono libere di poterlo fare.

Tifose iraniane.
In Iran alle donne non è consentito guardare partite di calcio giocate da uomini.
Secondo me è anche questa la magia dello sport, essere in grado di creare unione anche quando stai semplicemente guardandolo. Tirerete fuori il tifo violento a questo punto, e anche qui non posso negare che sia proprio il calcio il protagonista assoluto di cronache nere negative applicate allo sport. Ma quello è parte di un discorso più ampio riguardante disagi sociali preesistenti, che sfociano in e su un'attività che non richiedendo una cultura specifica è ovviamente aperta a tutti, come lo erano le lotte tra gladiatori nell'antica Roma: panem et circensem vale ancora, sempre e comunque e non credo di aver fatto una gran scoperta. 

Lasciando da parte il tifo violento che non è argomento di questo post, quello che volevo non è certo difendere il corrotto mondo di uno sport che io però amo, né guardare con i paraocchi ad un evento che i suoi lati oscuri li ha tutti e nemmeno troppo nascosti. 
Ma pensare che per 90 minuti una palla che rotola possa restituire gioia, creare amicizie o integrazione, far sentire "liberi" o "normali" popoli che fino a 20 anni fa morivano per la guerra o sono tutt'ora oppressi è già qualcosa. 


Tifose bosniache

Ancora supporters bosniaci
Lo so che è un pensiero stupidamente buonista, semplicista e da mondo arcobaleno con le fate, ma secondo me la grandezza dello sport è questa, ed è quello che ho vissuto, che mi fa vivere sulla mia pelle ogni volta e che auguro davvero di apprezzare a tutti, compresi i cretini che continuano ad insozzare ogni evento con razzismo, fanatismo e munnezze varie che proprio non c'entrano nulla (a tal proposito: accade anche in posti "civili") . 
Vi parlo di come io lo concepisco, di cosa rappresenta dal MIO punto di vista personale. 

Esalto lo sport quindi sono poco profondo ed intellettuale? Pò esse. Ma ne sono felice.

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