Semplicemente, grazie.

Quando accadono certe cose, mancano le parole.

Certi avvenimenti sono così sconvolgenti, improvvisi ed assurdi che ti lasciano stordito per ore, giorni, mesi.
Non so se sono in grado di restituire con le parole ciò che il destino ha strappato via in così poco tempo a me, a noi, la nostra famiglia che per me è stata sempre un faro, IL faro principale con cui ho confrontato tutto ciò che mi sia sempre capitato nella mia vita.
Non so se sarò banale, riduttivo, esagerato, ma non mi importa perché ho sentito la necessità di scrivere queste quattro schifosissime parole "a caldo", quando non ancora mi riprendo dalla vertigine di follia che ci ha rapiti nelle ultime settimane e ancor più negli ultimi due giorni.

Stamattina mi sono sentito come un naufrago, qualcuno che viene catapultato di nuovo alla realtà dopo un periodo di isolamento, non ci ho capito nulla. 
Come l'altra volta, sono arrivato dopo, tardi, impotente a dover accettare, piangere, e star zitto.
Questo forse è l'aspetto che più mi pesa nello star comunque "lontano" per necessità. Lo so, è la prassi ormai, ma ci sono affetti che non dovrebbero mai esser sottovalutati.

E ora mi ritrovo qui a salutarti, in un modo inutile, banale, senza essere riuscito a dirti ciao sul serio, ma sempre di sfuggita, e questo non lo tollero.

Forse dovrei esser felice del fatto che l'ultima volta che ho avuto il piacere di parlarti eri ancora gioviale, lucido e riuscivi a scherzare anche dal letto dell'ospedale come hai sempre fatto e come hai allietato innumerevoli volte in tante occasioni nelle quali la famiglia era tutta insieme.

Ci hai fatti crescere spensierati, innamorati della vita, della musica, dello sport, dei libri, interessati, curiosi e fantasiosi, e cavolo se erano belle le estati che abbiamo passato ad Altino tutti insieme.

Chi se lo può permettere uno zio così? 
Te ne sei andato troppo presto, e non ci sarà più nessuno che mi chiamerà "Mago", ma io ogni singolo momento e risata insieme me lo porterò sempre dietro fieramente e nessuno potrà mai farmelo dimenticare.

Grazie, era questo ciò che volevo dirti.

Grazie, 
per tutti i modi che trovavi per far divertire noi piccoli imbranati,
per averci accompagnati a prendere il gelato la sera, anche se era tardi,
per avermi insegnato che correre è essere liberi,
per avermi fatto amare le Olimpiadi e lo sport come parte essenziale della mia vita,
per le risate assieme a papà e i racconti di quando eravate (più) giovani,
per essere stato il mio padrino di Cresima,
per aver cresciuto due cugine meravigliose,
per averci gonfiato e riparato le biciclette,
per le notti in cui dopo la pioggia andavamo nei boschi a cercare le lumache, e le cozze al mare,
per i soprannomi, i leit motiv, gli spettacoli cretini che organizzavamo,
per averci aiutati a costruire le capanne in giardino,
per mille altri gesti insignificanti che sommati fanno un mondo,
per aver fatto tutto quello che dovrebbe fare una persona buona, e a te usciva naturale.


Questa canzone a te piaceva da pazzi, e te la dedico, col cuore...


Zi, mi raccomando, ora convinci George Harrison e Frank Zappa a suonare la chitarra con te e a cantare insieme...ma non ho dubbi che ci avrai già fatto amicizia...


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